LA FESTA DEL SALONE E QUEGLI GNOCCHI MANCATI

Reduce da una settimana ricca di eventi, culminata con una cena a casa sabato con una dozzina di amici, domenica scorsa mi sono alzata con calma e fisicamente provata. Una parte di me – la schiena in primis seguita a ruota dai miei sensi di colpa – mi supplicava sorseggiando un caffellatte di programmare una domenica sul divano, alternando a buone letture qualche puntata di Grey’s Anatomy e cibandomi solo di quell’insalatina di sedano croccante, mela verde, noci e radicchio tardivo, unica superstite dell’abbuffata della sera precedente. Ma niente hanno potuto le suppliche davanti ad un sole caldo e deciso che sembrava aver mandato apposta i suoi raggi a prendermi, alle mie due nipoti più grandi già pronte per uscire e alla “festa del Salone”, il luogo a me più caro, quel magico posto vecchio di secoli che acquista sempre più fascino col passar del tempo come un bell’ uomo brizzolato, emanando storia da tutti i pori insieme a profumo di pane e salame. Un palazzo del 1200 dalle dimensioni imponenti, lungo più di 80 metri e largo quasi 30, nell’antichità sede dei tribunali cittadini, caratterizzato da un tetto a forma di carena rovesciata e famoso per la sua immensa sala pensile ( il Salone appunto) , una delle più grandi al mondo, alla quale si accede dalle 4 scale poste ai 4 angoli che presero il nome dalle merci che si vendevano al mercato sottostante, la scala del vino, quella del ferro, quella della frutta e quella degli uccelli . Ancora oggi uno dei bar storici più frequentati è il “bar degli osei” , se passate di qui non potete perdervi l’assaggio di una loro specialità, il tramezzino caldo con la porchetta, una ghiottoneria assoluta!
Così, infilati i jeans, una felpa, la macchina fotografica al collo e le new balance ai piedi ( conditio sine qua non dopo una settimana di tacchi alti !), giuste giuste all’ora di pranzo io , Benedetta e Caterina eravamo lì, a questo evento speciale che ha visto tutte le botteghe del Salone straordinariamente aperte di domenica per degustare i prodotti tipici di ciascuna. Partite da casa come false inappetenti, dopo dieci minuti eravamo già titolari ognuna di un pacchetto da 4 voucher validi per altrettante degustazioni; e dopo un paio di giri orientativi avevamo fatto le nostre scelte, tra crostini caldi con lardo e petto d’oca, fiocco di Norcia, baccalà mantecato, gnocchi al ragù e tagliata di manzo al rosmarino. Alla faccia dell’inappetenza!
Davanti al pastificio la fila di persone era interminabile, così decidemmo di lasciare gli gnocchi per ultimi e puntammo dritte alla Bottega del Prosciutto e ai suoi crostini. Furono così appaganti da meritare un bis rimpiazzando il povero baccalà della bottega a fianco che lo proponeva in versione classica, al tartufo, alle olive e al chili, idea intrigante ma troppo pesante anche per noi . Degustavamo in maniche di camicia passeggiando sotto un Salone vestito a festa e gremito di persone, tra una chiacchiera con il casolino e una fotografia alla piazza soleggiata e io non riuscivo a smettere di pensare da quante centinaia di anni questo incantevole e peculiare mercato si svolge ogni giorno tra questi corridoi, a quante persone ha fatto incontrare, a quante storie ogni bottegaio potrebbe raccontare, a quante ricette sono nate dietro ai suoi banchi, a quante chiacchiere i suoi corridoi hanno ascoltato, a quanti turisti ha fatto da sfondo per una foto ricordo ! E mi dispiace non essere stata pronta a immortalare la faccia di Caterina quando, tornate davanti al pastificio per la nostra dose di gnocchi, lo abbiamo trovato chiuso anticipatamente “causa gnocchi terminati”! Dovete sapere che il paniere alimentare di Cate è fatto si e no di 5/6 piatti, e gli gnocchi al ragù sono uno dei pochi fortunati 🙂 Rassegnate e divertite ci siamo ritrovate a fissare la locandina dell’evento per scegliere come giocarci l’ultimo voucher a disposizione e improvvisamente mi sono rivista molto piccola , quando per la festa di S.Antonio papà ci portava alle giostre in Prato della Valle e inevitabilmente arrivava il momento del “scegli bene perché è l’ultimo gettone”. Se pur tentata dal rischiare una novità finivo sempre con il preferire la rassicurante confidenza del bruco mela.
Io e Caterina ci siamo consolate con una fetta di ciambellone al cioccolato che a stento riuscivamo a mordere tra le risate nel vedere Benedetta che, quasi vergognandosi, entrava per la terza volta alla Bottega del Prosciutto per il terzo piatto di crostini caldi con lardo, petto d’oca e crudo gran riserva.
A distanza di giorni mi era rimasta la voglia di quei gnocchi mancati e non avendo in casa le patate adatte ho optato per una versione alternativa e molto più veloce che di recente avevo visto pubblicata da Corriere Cucina: gnocchi di ricotta ! Per condirli ho approfittato della mia scorta di pesto alla trapanese così in poco più di mezzora ecco in tavola un piatto di gnocchi fumanti e saporiti ! Per la serata non servono suppliche, il divano è mio!
COSA VI SERVE – Dosi per 2 persone
- 140 gr di ricotta – io ho usato una ricotta di pecora
- 1 uovo
- 2 pizzichi di sale
- 2 cucchiai di parmigiano grattugiat
- circa 100 gr di farina 0 – dipende dalla grandezza dell’uovo
RICETTA
In una ciotola amalgamate la ricotta con l’uovo, il sale, il parmigiano fino a che non ottenete un composto omogeneo. Aggiungete la farina un po’ alla volta finche non avrete la giusta consistenza per formare gli gnocchi.
Coprite l’impasto con della pellicola e mettete in frigo per circa 20 minuti. Nel frattempo mettete a bollire l’acqua.
Per il pesto alla trapanese , chi mi segue sono certa ne avrà già qualche vasetto in freezer 🙂 per tutti gli altri trovate qui la ricetta.
Dopo 20 minuti riprendete l’impasto, e procedete come per gli gnocchi classici, formando dei rotolini dai quali ricavare gli gnocchi che passerete nel riga gnocchi , o in una forchetta per dargli la classica forma rigata.
Appena l’acqua bolle salatela, aggiungete un filo d’olio per evitare che si attacchino, e cuocete gli gnocchi finchè non vengono a galla. Conditeli a piacere e gustateli subito belli caldi.